Saturday, 6 September 2014



Recensione di Four by The Mads
e intervista di Tony Face con Marco Pertusati



I MADS furono tra i primissimi ad impugnare gli strumenti in ambito MOD in Italia. Si parla del 1979 quando, giovanissimi e in perfetto look mod occupavano i palchi del nord Italia con il sound della new generation. Concerti, qualche tape ma bene presto la band si dissolve e rimane solo un nome negli annali della scena. Dopo esattamente 35 anni la stessa line up torna sul palco e in studio per regalarci un EP in free downloada base di un puro mod sound, registrato live in studio, in presa diretta, grezzo, immediato, urgente, come doveva esserlo nel 1979 e deve esserlo tutt’ora! Quattro cover eseguite alla perfezione e con la giusta e necessaria energia, a partire dalla “She said she said” dei Beatles (in versione Chords) alla velocissima e nervosa “Hey girl” degli Small Faces con “Keep on running” dello Spencer Davis Group e una furiosa “Till the end of the day” dei Kinks a chiudere il quartetto. Bentornati ai Mads e che sia solo l’inizio di una lunga (nuova) avventura !

(23 agosto 2014)




Intervista di Tony Face Bacciocchi:

Siete stati tra i primissimi in Italia a suonare musica Mod.
Com’era il clima musicale in quei fine anni 70 a Milano e Italia?

Si, iniziammo a suonare nel 1978 al Centro Sociale Leoncavallo, la scena musicale era ancora prevalentemente costituita da gruppi progressive o hard rock; poco dopo apparvero i primi gruppi punk, monopolizzati (all'italiana maniera) da Muciaccia dei Kaos Rock e dal suo entourage (Jo Squillo era una nostra grande fan). Dall'Emilia arrivarono gli Skiantos ad aprire il fenomeno del rock demenziale e di lì a poco si formarono decine e decine di band, molte di genere "indefinito".

Quanto era difficile suonare e farsi ascoltare ?

Era facilissimo, le radio "libere" (allora lo erano veramente), facevano a gara per organizzare eventi e divulgare i nuovi fermenti musicali. In pochi anni abbiamo suonato ovunque senza che nessuno di noi si occupasse di organizzazione. era veramente fantastico.


Qual’è stata la scintilla che vi ha avvicinato al mondo Mod ?

Fu l'anno successivo, il 1979, capimmo che le cose che effettivamente ci eccitavano di più erano i suoni sixties e aiutati dal nascente fenomeno del mod revival ci identificammo appieno.

Quanto è durata la prima incarnazione dei Mads e come mai poi il gruppo si è sciolto ?

A differenza di altre band abbiamo cercato di puntare in alto, corteggiando i discografici delle major e quello fu un grande errore: in Italia la produzione musicale non era attenta all'arte ma già all'epoca era volta a "costruire" brani e artisti di successo. Quando nel 1982 ci proposero un contratto solo per la metà della band (gli altri due sarebbero stati sostituiti da turnisti per rientrare nei costi) decidemmo di smettere.

Come sono proseguite le carriere musicali dei componenti ?

Mauro, il batterista si imbarcò sulle navi da crociera per suonare da professionista, noi ampliammo la band con un nuovo batterista e un tastierista, cambiammo nome in Soul Express e suonammo per un buon decennio soul funk anticipando l'acid jazz.

Quando e perchè è tornata la voglia di tornare insieme ?

Due anni fa ci siamo ritrovati, tutti ancora vivi e quasi per gioco abbiamo deciso di tornare alle origini, di ricominciare da zero.


Il nuovo EP contiene solo covers ma voi avete anche brani autografi. Quando avremo l’occasione di sentirli ? E’ prevista qualche nuova uscita ?

Si, questo EP vuole solo testimoniare il nostro amore per la musica beat e ci siamo ritrovati a registrarlo quasi per gioco. E' suonato live, buona la prima, come usava nei primi anni sessanta. Credo che il prossimo inverno entreremo in sala per registrare un singolo (double A Side) con due nostri nuovi brani che ci sembrano veramente promettenti.

Voi siete sempre stati abbastanza defilati rispetto alla “piazza” mod milanese. Qualche motivo specifico ?

Nessuno, siamo sempre stati in buonissimi rapporti con tutti, io personalmente non ho mai amato i momenti di aggregazione, per me il mod-ism è soprattutto individualismo.

La prima volta che ci incontrammo in Piazza Duomo a Milano, nel 1979 credo, ci “scontrammo” sul nuovo batterista degli Who, Kenney Jones, subentrato dopo la recente scomparsa di Keith Moon. Io sostenevo che fosse assolutamente inadatto, tu pensavi che fosse l’ideale che uno degli Small Faces rimpiazzasse uno degli Who. Ancora d’accordo ?

Che memoria! Certo, lo ricordo, anche se esprimere opinioni su un batterista rivolto ad un batterista potrebbe sembrare un pochino immodesto… Per me Kenney è eccezionale, col tempo ho imparato ad amare sempre più gli Small Faces che oggi considero senz'altro la mia Mod Band preferita, ho sempre seguito la carriera di Kenney e credo sia ancora oggi uno dei batteristi più corteggiati proprio perché è tecnicamente eccezionale ed ha un vigore nel suonare veramente unico. Ho letto da qualche parte che l'anno prossimo suonerà ancora con Roger e Pete.

La classica lista di dischi da isola deserta.

Mi porterei un cargo sull'isola… debbo essere più sintetico? Allora Revolver, Rubber Soul, Aftermath, SF Immediate Album, My Generation, The Action, qualcosa di Mod Revival come All Mod Cons, Glory Boys, So Far Away, Parklife e se mi è concesso tanto soul (Stevie, Marvin, Smokey, Diana…).

(27 Agosto 2014)

tonyface.blogspot.it